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Offerte di lavoro a settembre 2024, 538mila lavoratori richiesti ma ne manca la metà #adessonews


Settembre 2024 è un mese molto importante sotto l’aspetto dei nuovi impieghi. Sono infatti programmati ben 538mila ingressi da parte delle imprese. Un processo, però, tutt’altro che semplice, considerando la difficoltà nel reperire personale. Ecco l’analisi posta in evidenza dal Bollettino Excelsior, realizzato da Unioncamere e ministero del Lavoro.

Nuove assunzioni a settembre

A settembre 2024 le imprese in Italia ricercano 538mila lavoratori. Si parla di contratti a tempo determinato, dalla validità superiore a un mese o, in alcuni casi, a tempo indeterminato. Una notizia positiva, se non fosse che le statistiche evidenziano una problematica: quasi un’assunzione su due risulta difficile. Le società faticato a individuare operai specializzati, dirigenti e addetti per professioni tecniche.

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Le previsioni occupazionali indicano un incremento nelle assunzioni programmate da parte delle imprese, nel confronto con quanto evidenziato un anno fa. Un bel +7mila assunzioni, pari a +1,3% rispetto a settembre 2023.

Scendendo nel dettaglio, ottimo l’apporto delle imprese turistiche, che hanno fatto registrare un +21,4% rispetto a un anno fa. Soddisfa anche la condizioni delle imprese commerciali, con il loro +25,4%. In termini generali, nel confronto col passato, i contratti programmati sono 386mila, ovvero +3,9%. Lieve flessione, invece, per le imprese industriali, che con 152mila assunzioni previste abbassano gli ingressi di 7mila unità.

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Chiunque sia in cerca di lavoro deve sapere come la maggior parte delle chance occupazionali giungono dai servizi alle persone. Per quanto si registri un calo del 9% rispetto al 2023, si tratta di 101mila chance. Con 84mila paventate, invece, segue il turismo, mentre il commercio è fermo a quota 75mila. Di seguito riportiamo invece i settori manifatturieri più interessanti in termini di numeri:

  • meccatronica: 24mila contratti;
  • metallurgia: 18mila contratti;
  • industrie alimentari: 17mila contratti.

Questi sono i tre settori più “caldi”, per così dire. In termini generali, però, il manifatturiero ricerca 98mila lavoratori, circa (-1%). A ciò si aggiungono le imprese delle costruzioni, che sono alla ricerca di più di 54mila lavoratori (-10,5%).

Le difficoltà delle imprese italiane

L’analisi condotta offre una panoramica completa, evidenziando ad esempio come in Italia continuino a dominare i contratti a tempo determinato. Con 306mila unità, infatti, è nettamente la forma contrattuale più proposta. Rappresenta il 56,9% del totale. Seguono poi i contratti a tempo indeterminato, con 104mila unità previste.

Come detto, però, c’è un problema strutturale, che ci parla anche di una formazione inadatta al mondo del lavoro odierno. A settembre le imprese dichiarano un difficile reperimento per 254mila posizioni, ovvero il 47,2% del totale. Nel 30,4% dei casi mancano i candidati.

Per utilizzare un’espressione inglese oggi molto in voga, parliamo di un evidente mismatch, più elevato nei seguenti gruppi professionali:

  • operai specializzati: la quota di assunzioni difficili è pari al 65,6%;
  • dirigenti: la quota di assunzioni difficili è pari al 61,4%;
  • professioni tecniche: la quota di assunzioni difficili è pari al 52,9%;
  • conduttori di impianti fissi e mobili: la quota di assunzioni difficili è pari al 51,5%.

Se siete operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni, sappiate che oggi il vostro potere contrattuale è molto elevato. Si tratta infatti di una posizione che, nel 79% dei casi, crea difficoltà alle aziende impegnate in nuove assunzioni. Seguono subito dopo fabbri ferrai costruttori di utensili (78,8%), attrezzisti, artigiani e operai del trattamento del legno (76%, saldatori e fonditori (73,3%). A questo ampio gruppo si aggiungono poi tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (71,9%), meccanici, montatori e riparatori (69,5%), operai della cura estetica (66,3%) e tecnici in campo ingegneristico (65,6%).

In un Paese il cui governo dice di pensare molto alla scuola, si fa evidentemente molto poco in termini comunicativi per indirizzare al meglio i giovani. Per gli under 30 le chance d’impiego sfiorano le 165mila unità a settembre, ovvero il 30,6% del totale. A ricercare sono soprattutto gli ambiti dei servizi finanziari e assicurativi, seguiti da servizi informativi e telecomunicazioni, così come da servizi dei media e della comunicazione, dal commercio e dai servizi di alloggio e ristorazione.

Non sono forniti dati specifici su possibilità di smart working, in un panorama in cui si sogna sempre più di poter ottenere uno stipendio settentrionale, restando a vivere al meridione. Ciò al fine di restare vicini ai propri affetti, ma non solo. È una questione di costo della vita, che porta in tanti a prediligere lo smart working anche vivendo non troppo distante dai grandi centri lavorativi. Restando in provincia e lavorando da casa, infatti, si risparmia su affitto, trasporti e non solo.

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L’aspetto territoriale è affrontato dall’analisi pubblicata sotto l’aspetto della crescita delle domande di lavoro. Migliora la situazione al Nord ovest a settembre 2024, così come al Centro. In entrambe le aree, infatti, è stato evidenziato un +6mila assunzioni, circa. Stabile, circa, la domanda di lavoro delle imprese di Sud e isole. In flessione invece il Nord Est, con un -4mila unità.





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