Il Consiglio dei Ministri del 4 settembre ha provveduto a licenziare il DL “Salva infrazioni” ovvero un decreto che dovrebbe trovare una soluzione per tutte le procedure di infrazione aperte dalla Comunità europea nei confronti dell’Italia. Tra queste c’è anche quella che riguarda la riorganizzazione attraverso nuovi bandi di gara del rilascio dei permessi per sfruttare economicamente le coste Italiane (le cosiddette “concessioni balneari”).
Il DL Salva infrazioni prevede una proroga fino a settembre 2027 delle attuali concessioni: i nuovi bandi di gara devono essere approntati entro il mese di giugno (sempre del 2027). Il decreto prevede inoltre che la durata delle nuove concessioni debba essere da un minimo di 5 a un massimo di 20 anni e che il nuovo concessionario si faccia carico dell’assunzione di tutti i lavoratori già impiegati nella precedente concessione; inoltre è previsto un indennizzo per il concessionario uscente a carico del concessionario subentrante per ammortizzare gli investimenti fatti negli ultimi cinque anni.
L’Italia rimane sotto procedura d’infrazione
Su questo tema, l’Italia era finita sotto inchiesta da parte dell’Europa nel 2020, anno in cui era stata aperta formalmente una procedura di infrazione da parte di Bruxelles; anche la Corte di Giustizia europea nel 2023 aveva espressamente detto che “le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente. I giudici nazionali e le autorità amministrative sono tenuti ad applicare le norme pertinenti di diritto dell’Unione, disapplicando le disposizioni di diritto nazionale non conformi alle stesse“.
Il rilascio dei permessi ai privati per sfruttare economicamente le coste (che, lo ricordiamo, sono un bene pubblico) è da tempo un punto di attenzione per l’Europa, perché il nostro Paese non è in linea con i principi di concorrenza espressi dalla direttiva Bolkenstein. In Italia “l’uso di concessioni pubbliche per i beni pubblici, come le spiagge, non è stato ottimale” e “ciò implica una significativa perdita di entrate visto che queste concessioni sono state rinnovate automaticamente per lunghi periodi e a tassi molto al di sotto dei valori di mercato“. Questo è quanto ha sottolineato la Commissione europea nel Country Report sull’Italia già nel 2022. Ma la riforma si è arenata più volte per l’opposizione di alcune parti politiche che sostengono che servano più tempo e più soldi per cambiare il regime delle spiagge italiane.
Ora, il Governo si dice fiducioso di chiudere al più presto la procedura d’infrazione. Le disposizioni sulle concessioni balneari contenute nel DL, sostiene Palazzo Chigi, sono “frutto delle interlocuzioni intervenute tra Roma e Bruxelles volte a trovare un punto di equilibrio tra la necessità di aprire il mercato delle concessioni e l’opportunità di tutelare le legittime aspettative degli attuali concessionari“. Da Bruxelles infatti fanno sapere che “speriamo di chiudere la procedura d’infrazione, ma lo faremo soltanto quando la legislazione italiana sarà pienamente in linea con il diritto Ue” perché “ora questa decisione deve essere concretizzata nei fatti“.
Solo l’ultima di una serie di proroghe
Quella del decreto Salva infrazioni è l’ennesima proroga dopo quella di febbraio 2023 prevista nel decreto Milleproroghe, con la quale il Governo aveva dato la possibilità ai Comuni di estendere le concessioni balneari attualmente in vigore fino al 2024 (e in alcuni casi anche fino al 2025 per tutti quei Comuni che non saranno in grado di preparare i bandi per tempo) senza alcun bando di assegnazione. Proroga questa che anche di recente il Consiglio di Stato aveva di fatto dichiarata illegittima, bocciando il ricorso di un proprietario di uno stabilimento balneare di Moneglia che si era opposto al precedente stop alla concessione previsto per fine 2023, sentenza nella quale si invitava a dare “immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale“.
Intanto a pagare sono i consumatori
Una situazione che, con le concessioni che restano in mano agli stessi operatori, si ripercuote sul prezzo di lettini e ombrelloni che i consumatori sono costretti a pagare per godere delle spiagge del demanio pubblico. Nella nostra inchiesta 2024 sui costi degli stabilimenti balneari, abbiamo denunciato l’ennesimo rialzo dei prezzi, in un settore dove da anni non c’è concorrenza e gli operatori che offrono il servizio sono sempre gli stessi. Confrontandole tariffe con quelle degli anni precedenti abbiamo constatato che i prezzi sono in costante rialzo e dove, in alcune località, possono possono arrivare anche a quasi 400 euro in media per una settimana di vacanza.
Firma la nostra petizione per chiedere al Governo di varare al più presto una riforma del settore per avere spiagge aperte anche a nuovi soggetti e prezzi alla portata di tutti.
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