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Progetto Nocciolo Terremerse: al via la prima raccolta #adessonews


nocciolo Terremerse

Il nocciolo con le dovute tecniche colturali può anticipare di un paio di anni l’entrata in produzione e la raccolta meccanizzata presso l’azienda agricola Sirri ne è una dimostrazione

A quattro anni dall’impianto e dall’adesione al Progetto Nocciolo Terremerse, la società agricola Sirri di Forlì ha eseguito la prima raccolta meccanica di nocciole. Una coltura in crescita sul mercato, con costi d’impianto e di gestione relativamente ridotti, rustica e altamente meccanizzabile che con le dovute tecniche colturali può anticipare di un paio di anni l’entrata in produzione. Insomma, un’ottima alternativa per un frutticoltore per differenziare il proprio reddito. Specialmente se alle spalle c’è un contratto di filiera solido.

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Nocciolo: un vero investimento

«Promosso da terre emerse in collaborazione con il gruppo Ferrero, il progetto Nocciolo, come tanti altri progetti di Terremerse, nasce da una valutazione di mercato – ha spiegato Ilenio Bastoni, responsabile settore ortofrutta di Terremerse, in occasione dell’evento in campo dimostrativo -. Dopo il kiwi, la seconda tipologia di frutta più esportata dall’Italia è proprio il nocciolo. Negli ultimi anni la domanda del mercato è cresciuta del 30%. È molto più semplice vendere quello che vuole il mercato piuttosto che vendere ciò che si produce. Qui, oggi, ne diamo una dimostrazione: nell’ambito del progetto nocciolo siamo arrivati a 250 ettari coltivati, di cui 120 solo negli ultimi 12 mesi. Con superfici in crescita il nocciolo è una delle poche specie ortofrutticole in controtendenza.

nocciolo Terremerse
Da sinistra: Ilenio Bastoni, Giovanni Zarantonello (tecnico Terremerse che prenderà il posto di Babini come responsabile del progetto nocciolo) e Marco Babini

«L’altro elemento di cui abbiamo tenuto conto – ha proseguito Bastoni – è il contesto climatico, il nocciolo infatti ha dimostrato di essere una specie molto resiliente al cambiamento climatico superando abbastanza agevolmente la scarsità idrica e le gelate degli ultimi anni. Ha una bassissima necessità di manodopera, tutte le operazioni, compresa anche la raccolta, vengono svolte da macchine. È una cultura che ha un basso investimento iniziale compreso tra i 4 e i 6mila euro (escluso l’impianto irriguo) e comunque recuperabile in percentuale tramite Ocm. Anche i costi di gestione, richiedendo meno input tecnici, rispetto ad altre colture frutticole sono molto inferiori.

L’ultimo fattore considerato è stata la certezza del risultato economico che viene garantito da una filiera trasparente, da una produzione programmata e da un prezzo certo che tiene conto del costo di produzione».

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Il Progetto Nocciolo Terremerse è una valida opportunità per l’imprenditore agricolo (come si legge sul sito di Terremerse, ndr) perché permette di aderire a un contratto di coltivazione pluriennale, che offre stabilità e sicurezza del reddito nel tempo, riducendo i rischi della volatilità dei prezzi. Il 75% del prodotto che la Cooperativa raccoglierà verrà venduto a Ferrero con un contratto di coltivazione che prevede una media ponderata tra un prezzo costituito dal costo standard di produzione, rivalutato su base triennale, più un margine stabilito e una media dei prezzi di borsa. Il restante 25% sarà commercializzato sul mercato alle migliori condizioni dall’O.P. Terremerse Sezione Ortofrutta.

Dalla coltivazione del nocciolo…

La dimostrazione è stata fatta nel corileto di 4 ettari, con sesto 5×3, dell’azienda Sirri. Marco Babini, responsabile del progetto, ha illustrato brevemente le caratteristiche dell’impianto. «La varietà piantata è la Tonda di Giffoni, per un 80% dell’impianto. Il nocciolo è una pianta auto sterile, perciò, nella restante parte di corileto ha bisogno di filari interi di impollinatori: in questo caso 10% Romana e 10% Nocchione.

nocciolo Terremerse
Impianto di nocciolo Tonda di Giffoni al quarto anno con nocciole a terra pronte per la raccolta

Le piante sono allevate a vaso cespugliato, l’operazione di potatura tendenzialmente viene fatta dalla fine del secondo anno e nel giro di qualche anno viene rifinita per arrivare ad avere 4-6 branche produttive. Il livello di input chimici è molto limitato, occorre prestare attenzione principalmente a oidio e cimice asiatica che però si controllano abbastanza facilmente. Tuttavia, per questo e per il controllo dei polloni non è una coltura particolarmente adatta al biologico. Ci sono già dei brevetti in corso, però oggi non c’è ancora una macchina performante in grado di sostituire la spollonatura chimica. Ad oggi viene eseguita tramite 2-5 passaggi chimici in base alla vigoria della pianta.

L’impianto è dotato di un sistema di sub irrigazione doppia ala interrata a circa 25 cm di profondità e a distanza di circa 40 cm».

L’utilizzo della risorsa irrigua è uno dei fattori produttivi che maggiormente influenza la velocità di sviluppo della pianta, ancor più se integrata con la tecnica fertirrigua. In allevamento l’irrigazione è finalizzata all’estensione massima dell’apparato radicale. Nella fase di produzione, supporta l’ingrossamento del frutto per raggiungere il massimo potenziale ed evita che la pianta vada in stress in caso di estrema siccità con conseguente rischio di cascola anticipata.

«Per quanto riguarda la concimazione – ha proseguito il tecnico di Terremerse – vengono eseguiti gli interventi classici: concimazione di fondo per garantire un giusto rapporto di azoto e fosforo e successivamente un giusto rapporto con un ternario. Fondamentali le concimazioni in autunno e i microelementi in primavera. Il nocciolo recepisce molto bene la concimazione fogliare.

Nell’interfila è presente il cotico erboso che in vista della raccolta, quindi dopo la metà di agosto, deve essere ben trinciato per far sì che la macchina possa raccogliere in maniera ottimale lungo la fila».

…alla raccolta meccanica delle nocciole

Negli areali produttivi italiani il periodo di raccolta intercorre normalmente tra la seconda decade di agosto e la fine di settembre, in base alla varietà, all’età della pianta e ad alcune scelte gestionali del noccioleto. Il frutto a maturazione fisiologica cade a terra libero dal mallo. La finestra di raccolta è tendenzialmente di 25-30 giorni e al fine di preservare la qualità merceologica dei frutti è opportuno effettuare almeno 2-3 raccolte. Non è necessario in quanto il frutto può restare a terra anche qualche giorno, però dipende dalle condizioni climatiche e del terreno.

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«In azienda – conclude Babini prima della dimostrazione pratica – la raccolta viene eseguita meccanicamente tramite raccoglitrice portata dalla trattrice agricola. Anche in questo caso i costi sono ampiamente accessibili (una macchina di queste dimensioni costa indicativamente dai 15 ai 20mila euro). La macchina, attaccata alla presa di forza, è dotata di rotori con spazzole che vanno a raccogliere il prodotto che viene poi incanalato da una coclea e da un sistema di ventilazione (che pulisce anche il prodotto da foglie e rami) nei tubi che scaricano le nocciole nel bins dietro alla trattrice. Il bins è di Terremerse che si occupa di andare a ritirare il prodotto per portarlo al centro essiccazione (dove viene prepulito, essiccato e insaccato) per poi andare allo stabilimento di lavorazione finale. Si tratta di una macchina adatta ad aziende di media superficie (3-10 ettari) come questa».


In sintesi: perché coltivare nocciolo?

elevata richiesta del mercato: negli ultimi anni la domanda del mercato è cresciuta del 30%;
contratto di filiera pluriennale con garanzia del ritiro totale del prodotto: il 75% del prodotto che la cooperativa raccoglierà verrà venduto a Ferrero con un contratto di coltivazione che prevede una media ponderata tra un prezzo costituito dal costo standard di produzione, rivalutato su base triennale, più un margine stabilito e una media dei prezzi di borsa. Il restante 25% sarà commercializzato sul mercato alle migliori condizioni dall’ Op Terremerse sezione ortofrutta;
• alternativa per un frutticoltore per differenziare il reddito: la resa varia da 2,5 a 3 tonnellate/ettaro, con punte anche oltre le 3,5 tonnellate. Un corileto ha una durata media di 30 anni con una marginalità positiva fino a 4.000 €/h);
• pianta rustica a ridotto apporto di input (agrofarmaci, fertilizzanti e interventi irrigui);
Costi d’investimento (piante certificate e sistema di irrigazione) contenuti e rendicontabili Ocm. Il costo di impianto di un ettaro di nocciolo si aggira intorno agli 8.700 €/ha, cifra ben al disotto dei 15.000-25.000 €/ha necessari per un frutteto;
elevato grado di meccanizzazione (senza però richiedere mezzi di grandi dimensioni e dal costo eccessivo) e bassa necessità di manodopera;
• possibilità di fare nocciolo anche in pochi ettari.

Informazioni più dettagliate sul sito di Terremerse





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