Nell’editoriale di Terra e Vita n. 26/2024 Alessandro Palmieri invita gli imprenditori agricoli a curare di più la contabilità dell’azienda. Per molti buoni motivi…
Le imprese agricole e il controllo di gestione hanno da sempre un rapporto molto difficile, come ben noto agli operatori del settore e a tutti quelli che, a vario titolo, con le aziende del settore primario devono interagire: istruzioni, operatori industriali, banche e assicurazioni. Numerose sono le ragioni di tale situazione, prima fra tutte il metodo di tassazione del nostro Paese che non prevede l’obbligo di redigere un bilancio per la maggior parte delle imprese. Se ciò era comprensibile in passato, in condizioni di mercato ben diverse da quelle attuali, oggi è inaccettabile che realtà sempre più professionali, attente al mercato, integrate con il resto della filiera e trasparenti nel processo produttivo, presentino una carenza informativa così importante. Le considerazioni circa l’utilità di un corretto controllo dei conti sono numerose. Ecco le principali e più evidenti.
La più importante è di certo far apprezzare la reale entità dell’utile (o perdita) di gestione. Solo poche imprese sono dotate di un sistema informativo adeguato a rilevare in modo corretto questo dato, mentre quasi sempre, anche quelle più attente agli aspetti economici arrivano a determinare al più un flusso annuo di cassa (saldo fra entrate e uscite dell’anno). Questo è ben distante dalla reale redditività dell’impresa, in quanto non computa correttamente interi capitoli di spesa, come gli ammortamenti dei beni poliennali.
Anteprima di Terra e Vita 26/2024
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Un capitolo di rilievo va dedicato ai cambiamenti climatici in atto e alle nuove patologie che impongono in molti casi attente valutazioni circa la più idonea protezione degli impianti. Ciascun sistema di protezione presenta costi iniziali, di manutenzione e di gestione differenti, che vanno valutati in funzione delle specifiche peculiarità di ogni impresa. Questo aspetto, peraltro, si integra con quello assicurativo, sia a livello aziendale, per scegliere tra una protezione attiva o passiva, ma anche di sistema, per valutare la sostenibilità del sistema assicurativo e delle relative sovvenzioni che abbattono il premio.
La conoscenza dei costi di gestione diviene poi strumento fondamentale per l’integrazione con l’agroindustria che, spesso, si trova in difficoltà di programmazione mancando il dato di costo della materia prima agricola, fondamentale per calibrare al meglio gli accordi di filiera.
Infine, il sistema creditizio, sempre più indispensabile per una moderna agricoltura bisognosa di capitali per rendere più efficienti e competitive le aziende, vedono nel bilancio di esercizio il primo strumento di valutazione preliminare a un finanziamento. In questo caso, oltre a un’adeguata istruzione degli operatori circa la determinazione dei costi, della redditività aziendale e della capacità di sostenimento finanziario, è necessaria una collaborazione di settore, tra istituzioni e strutture creditizie, al fine di attivare un sistema condiviso di dati e metodologie per creare bilanci aziendali semplificati, ma certificati nel metodo di rilevazione e di redazione, che favoriscano il successivo accesso al credito.
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Questi sono solo alcuni fra i tanti motivi a supporto di un’esigenza che appare sempre più imprescindibile affinché gli aspetti economici delle imprese agricole non rappresentino più quel “buco nero” informativo che non è solo un aspetto marginale della gestione, ma costituisce un vero e proprio limite all’efficienza e, dunque, alla redditività stessa, al pari della mancanza di competenze e professionalità agronomiche.
di Alessandro Palmieri
Distal, Università di Bologna
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