Genova. “Io la campagna elettorale la faccio in ogni caso”. Nove parole, scandite una per una al termine del consiglio comunale, pronunciate dal sindaco Marco Bucci per rispondere al vortice di indiscrezioni partito oggi sull’ipotesi di una sua candidatura alle regionali in Liguria. Una svolta che avrebbe del clamoroso dopo che le trattative sono entrate nuovamente in stallo a dispetto del vertice Meloni-Salvini-Tajani di ieri, rivelatosi tutt’altro che decisivo.
Corrono voci che il sindaco sia stato chiamato più volte da Roma in queste ore per sondare la sua disponibilità a correre per il centrodestra, salvando la coalizione da un’impasse che si fa sempre più imbarazzante. Voci che non sono state smentite. Anzi, una persona molto vicina al sindaco le ha confermate con un commento più che eloquente: “Sono pazzi, pazzi“. Ma chi ha telefonato? “Tanti”, risponde il sindaco mentre si avvia all’uscita di Palazzo Tursi. C’è chi dice che a farsi avanti sia stata la premier Giorgia Meloni in persona, altri teorizzano che le pressioni arrivino da Matteo Salvini. Probabile che siano vere entrambe (e non solo), date le parole di Bucci.
La dichiarazione sibillina del primo cittadino non permette al momento di escludere nulla. E del resto l’intera partita della candidatura sembra ancora apertissima. In campo ci sono soprattutto Ilaria Cavo, spinta da Fratelli d’Italia e da Giovanni Toti ma sgradita a una parte della coalizione, e il viceministro Edoardo Rixi, che accetterebbe di scendere in campo a patto di liberarsi da etichette di partito e paletti sulla composizione della futura giunta. Poche ore fa era dato per escluso il vicesindaco Pietro Piciocchi, ma sembra che il suo nome sia ancora sul tavolo.
Il punto è che nessuno vuole intestarsi il candidato, anzitutto per scongiurare ripercussioni sugli equilibri di governo nell’ipotesi non certo irrealistica di una sconfitta, come suggeriscono tutti i sondaggi commissionati negli ultimi giorni. Ma in gioco c’è pure l’affaire Veneto, che interessa particolarmente a Fratelli d’Italia. I meloniani non vogliono mettere la bandierina sulla candidatura in Liguria per non alterare gli equilibri. Anzi, l’ideale sarebbe che lo facesse la Lega in modo da avere una contropartita. Un risiko fatto di strategie nazionali e veti incrociati che sta bloccando sul nascere una campagna elettorale destinata a partire già in salita per le note vicende giudiziarie. Ed è per questo che molti esponenti a livello locale stanno iniziando a spazientirsi.
Chi resta fuori dalla mischia, almeno all’apparenza, è Forza Italia. E alcuni sostengono che la carta Carlo Bagnasco possa essere la vera mossa a sorpresa per liberare il centrodestra dal pantano. Di fatto la Liguria rimarrebbe in quota azzurri (Toti arrivava da lì) e nessuno tra Lega e Fratelli d’Italia avrebbe da rimetterci. Nei sondaggi il coordinatore ligure del partito non sarebbe nemmeno così svantaggiato rispetto agli altri profili. E potrebbe costruire un ponte verso i centristi di Italia Viva, spaccati tra il sostegno a Bucci in Comune e l’idea di sposare il campo larghissimo su cui insiste Matteo Renzi.
A meno che l’asso nella manica non sia proprio Bucci. Il suo nome circolava già mesi fa, ma lui aveva declinato spiegando che aveva preso un impegno coi genovesi e che intendeva portarlo a termine. A pesare, però, sono anche i problemi di salute che lo hanno colpito e affaticato negli ultimi mesi. Di certo la sua eventuale candidatura aprirebbe scenari imprevisti a Genova. In caso di vittoria scatterebbero le dimissioni da sindaco e la giunta di Tursi verrebbe trainata dal vicesindaco Pietro Piciocchi fino a nuove elezioni nella primavera 2025. E a quel punto è molto probabile, anche se non scontato, che proprio Piciocchi – in queste settimane proposto dalla Lega come profilo civico per la Regione – possa essere il candidato del centrodestra alle comunali.
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