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quali sono i vantaggi della gestione digitale? #adessonews


Il digitale sta assumendo a passi rapidi un ruolo sempre più indispensabile nella gestione di tutti gli aspetti ambientali, e in particolare di quelli relativi alla gestione dei rifiuti. Tant’è che oggi si parla di sostenibilità digitale, di tutto ciò che riguarda le scelte collegate al sistema digitale e degli impatti del suo modello di sviluppo. Quali vantaggi derivano dalla gestione digitale per gli impianti di recupero?

Il miglioramento continuo per raggiungere il Record

L’insieme delle lettere, citate come titoli dei prossimi paragrafi, forma una parola suggestiva (record, un termine che evoca il miglioramento, concetto posto alla base del ciclo di Deming: un risultato, figlio di un processo di pianificazione-implementazione-controllo-crescita, che si pone alla base di un nuovo cambiamento), perché posta a suggello di un percorso costellato da…record, per l’appunto.

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Nei successivi paragrafi seguiamo l’ordine delle lettere della parola RECORD:

Questo articolo è offerto da Atlantide, il primo software per la gestione rifiuti. In un’ottica di digitalizzazione dei processi e degli adempimenti fiscali (FIR – REGISTRI C/S – MUD (D. Lgs. 152) R.E.N.T.Ri.), la gestione corretta del ciclo ambientale, il controllo totale dei processi, la tracciabilità completa dei flussi e l’Industria 4.0 applicata al settore dei rifiuti deve essere supportata da una soluzione con le migliori performance.

R di riuso

Se nell’ICAO Radiotelephony Alphabet la “R” è Romeo, nel gergo del diritto ambientale la “R” significa molte cose, specie nel settore dei Rifiuti (qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o abbia l’obbligo di disfarsi).

ICAO è l’acronimo di Convention on International Civil Aviation; l’alfabeto utilizzato nelle telecomunicazioni viene usato per scandire parti di un messaggio o di una segnalazione che sono critiche o difficili da riconoscere durante una comunicazione vocale.

Da Riuso fino a Responsabilità, tutte le “R” hanno un minimo comun denominatore che, volendo, si può sintetizzare nelle “R” di Ruota: quella dell’economia circolare.

Riuso, innanzitutto: con questo termine, ad onor del vero, siamo in una fase antecedente la gestione dei rifiuti, ma è importante dal punto di vista concettuale e culturale: con “riuso” (non definito nel “Testo Unico Ambientale”), infatti, ci si riferisce alla possibilità di riutilizzare oggetti che non sono ancora diventati scarti o rifiuti, allungandone il ciclo di vita.

Il termine riutilizzo, definito nel D.Lgs n. 152/06, riguarda specifiche parti di oggetti, e non l’oggetto in quanto tale; il riutilizzo, infatti, è definito come “qualsiasi operazione attraverso la quale prodotti o componenti che non sono rifiuti sono reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti”.

Quindi, raccolta, il “prelievo dei rifiuti, compresi la cernita preliminare e il deposito preliminare alla raccolta, ivi compresa la gestione dei centri di raccolta […]  ai fini del loro trasporto in un impianto di trattamento”.

E poi c’è il recupero, “in quanto tale” e nelle sue differenti accezioni.

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Il recupero – “qualsiasi operazione il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile, sostituendo altri materiali che sarebbero stati altrimenti utilizzati per assolvere una particolare funzione o di prepararli ad assolvere tale funzione, all’interno dell’impianto o nell’economia in generale” – infatti comprende, oltre all’elenco non esaustivo di cui all’allegato C della parte IV del Codice dell’ambiente, anche:

  • il recupero di materia, “qualsiasi operazione di recupero diversa dal recupero di energia e dal ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o altri mezzi per produrre energia”. Esso comprende, tra l’altro la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e il riempimento;
  • il riempimento, “qualsiasi operazione di recupero in cui rifiuti non pericolosi idonei ai sensi della normativa UNI sono utilizzati a fini di ripristino in aree escavate o per scopi ingegneristici nei rimodellamenti morfologici”;
  • il riciclaggio, “qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i rifiuti sono trattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini”;
  • la rigenerazione (degli oli usati, definita come “qualsiasi operazione di riciclaggio che permetta di produrre oli di base mediante una raffinazione degli oli usati”).

Sullo sfondo, e da collante a tutte le altre, la “doppia R”, il «regime di responsabilità estesa del produttore», quell’insieme di “misure volte ad assicurare che ai produttori di prodotti spetti la responsabilità finanziaria o la responsabilità finanziaria e organizzativa della gestione della fase del ciclo di vita in cui il prodotto diventa un rifiuto”.

Responsabilità organizzativa che, per chiudere il cerchio, significa anche gestire i rifiuti in modo efficace ed efficiente, a partire dalla loro riduzione.

ECO come economia circolare

L’Economia Circolare – un modello di produzione e consumo che punta a estendere il ciclo di vita dei prodotti e contribuisce a gestire in modo più responsabile e consapevole tutte le risorse – trae ispirazione proprio dalle “R”, cui si è fatto riferimento.

L’obiettivo principale è quello di reintrodurre nel ciclo economico, una volta che i prodotti hanno terminato la propria funzione, i materiali di cui sono composti, che potranno così generare nuovo valore con diverse modalità a partire dalle soluzioni del ReManufacturing: insomma, si tratta di un modello Ecologico ed ecosostenibile.

Il ReManufactoring è la rigenerazione, che si attiva grazie a un processo che consente di restituire a un prodotto usato le prestazioni e le caratteristiche funzionali di un prodotto nuovo.

ECO, in questo caso, è il minimo comun …prefisso.

Economia ed ecologia, infatti, hanno entrambe la loro radice nel termine greco οἶκος (casa):

  • la prima, nonostante nel tempo abbia assunto connotati legati all’uso del denaro, indica comunque “l’uso razionale del denaro e di qualsiasi mezzo limitato, che mira a ottenere il massimo vantaggio a parità di dispendio o lo stesso risultato col minimo dispendio”, e significa “amministrazione della casa” (Treccani)
  • la seconda è la scienza che studia i sistemi ambientali e le condizioni d’esistenza degli esseri viventi, nonché le interazioni di ogni sorta che esistono tra essi e il loro ambiente.

Amministrare la casa comune (la terra sulla e nella quale viviamo) significa, fra l’altro, anche assicurare che la gestione dei rifiuti avvenga in modo efficiente.

La gestione dei rifiuti è l’insieme di quelle fasi che comprendono la raccolta, il trasporto, il recupero, compresa la cernita, e lo smaltimento dei rifiuti, compresi la supervisione di tali operazioni e gli interventi successivi alla chiusura dei siti di smaltimento, nonché le operazioni effettuate in qualità di commerciante o intermediari.

RD, come Ricerca e sviluppo

R&D, nel gergo comune, indicano Research and Development, ricerca e sviluppo.

Oggi più che mai la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie sono fondamentali, se si vogliono rendere i processi relativi (non solo) alla gestione dei rifiuti sempre più performanti, in termini di qualità, di tempo, di risultati.

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Oggi, tuttavia, alla “D” di Development se ne aggiunge un’altra: la “D” di digitale, aggettivo sempre più inestricabilmente legato alla sostenibilità.

Già, perché sostenibilità è oggi un concetto che va oltre il limite – già ampliato, rispetto al passato – degli ESG (gli aspetti Environmental, Social e di Governance), ma significa anche saper gestire i rischi, fare cultura e fare della tecnologia – e del “digitale” – strumento e veicolo di sostenibilità.

Fra gli assi di rafforzamento di cui si parlava nel “Rapporto Colao”, nel 2020, c’era quello relativo alla digitalizzazione e all’innovazione di processi, prodotti e servizi, pubblici e privati, e di organizzazione della vita collettiva.

Un cambiamento che oggi è in atto, e che occorre saper cogliere in tempo e, ancora prima, capire: perché capire la trasformazione digitale è indispensabile per riuscire a orientarne gli impatti per la costruzione di una società sostenibile.

I vantaggi dell’utilizzo del digitale per la gestione degli impianti di recupero

Sono molti, infatti, i vantaggi dell’utilizzo del digitale, anche per chi gestisce impianti di recupero.

Basti pensare alla possibilità di automatizzare e controllare i processi: i sensori e l’IoT (Internet of Things) possono tracciare i flussi di rifiuti e ottimizzare il funzionamento degli impianti in real time; la raccolta dei dati, e la loro gestione digitale, inoltre, permettono la manutenzione predittiva, che mira a prevenire guasti e tempi di inattività delle apparecchiature.

Collegando gli asset aziendali abilitati dall’IoT, applicando analisi avanzate ai dati in tempo reale che gli asset forniscono e utilizzando questi risultati per informare protocolli di manutenzione basati sui dati, convenienti ed efficienti.

O a quella di ottimizzare la logistica: grazie a specifici software per la pianificazione e l’ottimizzazione dei trasporti dei rifiuti, ad esempio, è possibile ridurre i costi operativi e le emissioni attraverso una logistica più efficiente. Analogo discorso può essere fatto in relazione alla gestione intelligente dell’energia, grazie all’introduzione di sistemi smart per monitorare e ridurre il consumo energetico negli impianti.

Senza dimenticare, solo per citarne alcuni:

  • la capacità di analisi dei dati, al fine di migliorare il processo decisionale e di effettuare delle previsioni basate sui dati per ottimizzare la capacità e la pianificazione degli impianti;
  • l’utilizzo dell’AI per migliorare la selezione e il riciclo dei materiali, ridurre gli sprechi e incrementare la qualità del materiale recuperato;
  • il monitoraggio del livello di sicurezza degli operatori, attraverso l’uso di sistemi digitali per prevenire incidenti sul lavoro;
  • la compliance normativa (il digitale aiuta a tenere sotto controllo la conformità normativa, e facilita la reportistica ambientale, semplificando la gestione della documentazione e la trasparenza);
  • la possibilità di migliorarsi, prima e meglio di chi non utilizza il digitale.

Le tecnologie digitali, infatti, supportano modelli di business sostenibili:

  • dal punto di vista operativo (l’implementazione di soluzioni innovative per aumentare il tasso di recupero dei materiali, ad esempio);
  • dal punto di vista economico (massimizzare l’efficienza energetica e il recupero di materia, minimizzando gli sprechi e l’impatto ambientale).

Sullo sfondo, il concetto di sostenibilità digitale. E, ricordiamo, la sostenibilità:

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  • definisce le modalità con cui si dovrà sviluppare la tecnologia digitale
  • affinché contribuisca alla creazione di un mondo migliore,
  • bilanciando al meglio le risorse (economiche, ambientali o sociali) per costruire un modello di sviluppo che metta al centro l’essere umano, nel rispetto di sé stesso e dell’ambiente in cui vive, e che lascerà alle generazioni future.

Nei prossimi anni saremo chiamati a fare ulteriori scelte, rispetto alla tecnologia, che già oggi permea la nostra società (le soluzioni ci sono…), anche se non sempre nel modo giusto, e non sempre con la stessa intensità.

Si tratta di scelte importanti, perché il ruolo della tecnologia digitale sarà (sempre più) funzionale a farne uno strumento di sostenibilità, e a conferire a essa stessa una dimensione sostenibile…

Un record, appunto.

 



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